L'IMMERSIONE RACCONTATA DA ...
Vincenzo Piras
Il Vaporetto dell'Isola di
Maldiventre
Mi trovo nell'incantevole cittadina di Bosa nella costa nord occidentale della Sardegna.
Un posto a dir poco fantastico per via della storia e delle numerose peculiarità - un
bellissimo territorio incontaminato, numerosi monumenti di interesse storico e un
meraviglioso fiume, il Temo unico navigabile dell'isola, che sarà il luogo di ormeggio e
punto di partenza per le mie immersioni nel golfo della riviera del corallo a metà strada
fra le più conosciute città di Alghero e Oristano.
Di buon mattino prendo il mare a bordo di uno dei grossi gommoni del Bosa diving center e
ci dirigiamo a sud. Dopo circa un'ora di navigazione raggiungiamo la bellissima isola di
Maldiventre distante dal nostro punto di partenza 18 miglia. Questa è ubicata circa 6
miglia al largo dalla penisola del Sinis a pochi chilometri dall'ingresso del porto di
Oristano. Stupende spiagge di sabbia bianca e un paesaggio molto luminoso e solare ricorda
vagamente le isole tropicali delle Maldive. Il tratto di mare intorno all'isola sino alla
stessa penisola del Sinis è stato dichiarato da qualche anno riserva marina protetta
mentre la parte terrena, essendo proprietà di un Lord inglese, e comunque di libero
accesso. L'isola nei tempi antichi era rifugio di pirati e pare che nel sottosuolo vi sia
tuttora occultato un tesoro. I fondali circostanti sono generalmente bassi con grandi
tavolati che improvvisamente quasi affiorano. E' un luogo che per navigarci è necessario
conoscere bene. Infatti numerosi sono stati i naufragi nel corso di tutte le epoche e
testimoni sono i numerosi resti di relitti sparsi ovunque. Un vero cimitero di navi ancora
in parte da scoprire. Chi non ricorda la nave oneraria di Maldiventre dove vennero
recuperati i famosi lingotti di piombo e poi utilizzati per gli esperimenti sulla
scissione dell'atomo dall'istituto di fisica nucleare del Gran Sasso ?
L'immersione più interessante si può effettuare nel lato Est di fronte alla "Cala
dei pastori". Con un po' di pazienza si può localizzare il relitto di una piccola
nave lunga non più di 30 metri conosciuta come "Il Vaporetto";. Non esiste
nessuna documentazione riconducibile sia al nome che alla storia esatta di questo
affascinante relitto in acciaio che però ricorda la tecnica costruttiva del legno con
grandi madieri di ferro e il fasciame metallico ancora saldamente inchiodato. A memoria di
alcuni pare che questo bastimento venisse impiegato sino ai primi del '900 per il
trasporto sull'isola di materiali e bestiame o il traino delle lance delle tonnare
operanti nella zona.
Pare che la storia della nave ebbe fine nel corso di una improvvisa sciroccata che fece
rompere gli ormeggi inabissandola su un prato di posidonia a 17 metri di fondo.
Nell'acqua limpidissima il relitto è facilmente avvistabile anche dalla superficie.
L'immersione è per tutti e non presenta pericolo alcuno in quanto le strutture sono
ancora solide.
Iniziamo la discesa sul dritto di prua alto ben 4 metri. La nave presenta la coperta
ancora intatta con un grande boccaporto che permette l'accesso nella stiva di prua. Le
lamiere della fiancata di dritta sono in gran parte corrose e presentano grandi aperture
da dove è possibile riguadagnare le acque libere.
Nella parte centrale del relitto individuiamo la grande caldaia ancora intatta e ben
chiusa. Il fumaiolo giace ormai disteso sul fondo in parte sabbioso insieme a cumuli di
grossi pezzi di carbone più o meno concrezionato.
Sotto la caldaia ha eretto dimora una cernia che all'inizio dell'immersione si atteggia
per belle fotografie insieme a dei grossi capponi dal bel color rosso.
Proseguiamo l'esplorazione verso poppa. Purtroppo la parte centrale della coperta è
inesistente divelta con probabilità dal crollo della sovrastruttura. Il settore poppiero
appare invece ben conservato con la coperta ancora intatta. E' visibile la cavità
dell'asse del timone dal cui interno fa capolino un bel grongo. Scendiamo esternamente
lungo la poppa. La falchetta di questa si presenta inclinata verso l'interno con la
tecnica impiegata per la costruzione dei vecchi rimorchiatori. L'elica purtroppo non c'è
più. E' probabile che sia stata persa durante il naufragio spezzandosi a causa dell'urto
contro gli scogli del vicino basso fondale. Anche la posizione del timone ci riconduce
all'ipotesi di un urto in quanto si presenta non più in sede all'interno delle femminelle
e completamente girato verso prua, in posizione contraria di come dovrebbe essere.
In massima sicurezza e con le bombole che contengono ancora un grande quantitativo d'aria
completiamo il periplo del relitto che ci offre una notevole moltitudine di spunti per
belle fotografie
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